La nuova moda aziendale, è quella di vincolare funzionalità aziendali dietro ad un qualcosa che il dipendente si debba cercare, procacciare, comprare, ottenere, mantenere a proprie spese, preservare, spostandosi da un ambito lavorativo ad un ambito extra-lavorativo.

Per essere chiamata moda, occorre che ci sia un precedente di larga scala, come per esempio un governo che privi i propri cittadini dei loro diritti, e che li restituisca solo laddove il cittadino si adoperi a certe pratiche. Che sia un “green pass” per accedere al lavoro o nei locali pubblici, o una app di “autenticazione OTP” per poter lavorare normalmente, è solo una lieve differenza di prospettiva.

Il miraggio proiettato, forse abbagliante per le masse, deve essere qualcosa che “sembri” importante: l’integrità dei dati, la sicurezza aziendale, il bene comune, lo standard europeo, il bene della comunità. Per lo meno come movente di tutto ciò che l’azienda non può o non vuole fornire a sue spese, ma che vuole solo pretendere. L’attacco è la miglior difesa? Vessare previene dal dover fornire un servizio? Per quello che invece dovrebbe fornire l’azienda o lo Stato, ci si inalbera in percorsi di ticketing assurdi, email, telefonate, passaggi di ufficio, distribuzione estensiva delle attività, accesso a segreterie dormienti e centri prenotazione claudicanti. Analogamente, per il cittadino, si hanno liste d’attesa mensili e ingarbugliamenti burocratici lunghi , per ottenere un basilare servizio pubblico.

Se non ti adegui, anche per legittimi impedimenti (come la disponibilità economica), o magari per scelta, cosa quest’ultima che non viene nemmeno presa in considerazione se non nelle più futili formalità (es.”vuole la biro nera o la biro blu?”), resti escluso, emarginato, interdetto al servizio. Ovviamente nessuna “restituzione dei contributi” che hanno alimentato e alimentano tale servizio: Tutti pagano, ma solo i sudditi e gli eletti ne usufruiscono. Si chiama discriminazione.

Se invece fai ciò che ti viene chiesto, se cedi, se soddisfi insomma il requisito, diligentemente e pazientemente, quasi supinamente, insomma se dici: “E cosa sará mai?”, si passa…. Direttamente alla prossimo ricatto, e al prossimo “adeguamento” che dovrai assumere, importare, manutenere ecc. In generale al prossimo sopruso. Speravi in un po di pace vero? No!

Nel percorso di Overton che vuole ricondurre il dipendente/cittadino a subire la violazione aziendale o pubblica, si passa anche per imbarazzanti telefonate dove l’interlocutore aziendale o pubblico spiega, con toni pacati e gentili, più o meno come si fa con i bambini, i facili strumenti per assumere la nuova direttiva, riconducendo il tutto a un “problema di forma”, non di sostanza. Come se il problema fosse la modalità’ (“Ecco come si installa la app; Ecco come si compila il modulo…”), e non il comparto di responsabilità e adeguamenti (e/o perdita di diritti) che da quel momento in poi ne consegue. E stai pur certo che lo stesso funzionario, è ricattato alla stessa maniera anche nella gestione della tua pratica…

Le violazioni del codice di lavoro, o codice deontologico, o più semplicemente, della moralità, giustezza e rispetto dell’altrui persona, che bisognerebbe sempre mantenere in ogni circostanza, grazie ad una progressiva e quasi invisibile gradualità della violazione, vengono tutti meno. Anche il dipendente che si adopera, estende il volere del padrone (un tempo chiamato datore di lavoro) e quindi le violazioni che esso indica. “Io voglio solo lavorare; Stavo solo facendo il mio dovere”. Queste le risposte ricevute quanto si mostrano le violazioni ai funzionari. Lo chiamiamo “concorso di colpa”? “Collaborazionismo” (anche se a volte meno esplicito)? Di sicuro, non è moralità.

Se il tuo rifiuto risulta irremovibile, però, dopo del tempo, incalza i problemi di altri uffici, come la normale operatività, il normale funzionamento delle cose. Il ticket che non si chiude. E se non fai nulla per evitare che questo accada, giustamente, si verticalizza. Verticalizzando, il problema grava su di te primariamente, ma si estende anche ai piani superiori. Non è una scelta o una cosa controllabile, è una conseguenza delle strutture capitalistiche e verticistiche, o gerarchiche. Il sunto della gerarchia è qui: ciò che non viene imposto col bastone, torna indietro al mittente, incastrando vari livelli, rallentando il flusso. E questo è il grande baluardo dell’umanità capitalista su cui si basa tutto? Forse si, salvo, per la parte in cui “ritorna indietro al mittente”… Giammai un vertice apprezza perder tempo in cavilli e problematiche dei livelli inferiori, specie se di ritorno, specie se non volute. Specie, se fastidiose alla loro sete, alta o media, di onnipotenza.

Ed è sorprendente a questo punto “come possa essere produttivo non fare nulla.”
(Kevin – TRON LEGACY).


Oppure, incredibile come ritorni preponderante la “parabola del buco del culo”, riassumibile in: “Tutte le parti del corpo volevano fare il capo escludendo il buco del culo, di cui tutti s’arridevano. Quando il buco del culo scioperò, le altre parti del corpo iniziarono a soffrirne, con spasmi e incontrollabili problemi nervosi. Giunti al limite, decisero di scusarsi e rilegittimare il buco del culo per la sua grande importanza”. Questa è la storia. La morale resta a voi.

Il “no” consapevole verso tutto ciò che non è giusto, resta l’unico atto di amore verso l’umanità stessa, verso sé stessi, e verso ovviamente tutti i bambini che incontreranno “il tuo presente” tra qualche anno. Anche a costo di vessazione e umiliamenti.

E poi che strano.. Un manipolo di gentaglia nazista, ben nascosta nei luoghi di potere, creda che il mondo scatti al solo schiocco delle loro dita…
Ci credono proprio…?

_Lord Hol Napult_

This entry was posted on giovedì, Aprile 25th, 2024 at 06:00 and is filed under eternità, Future, governo, guerra, Italia, politica, Progresso, realtà, Riflessioni Digitali, riflettere, Storia, Tempo, vita. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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