Archive for the ‘eternità’ Category

(Leggere l’edit 2020 in fondo alla pagina prima di procedere)

Buongiorno vecchi Nerd.

L’era del gaming è ormai matura e evoluta per soddisfare qualsiasi palato. Laddove i simulatori raggiungono un livello di eccellenza e richiedono l’impegno del giocatore per mesi e mesi, laddove i giochi per PC e console coinvolgono fino alla parte più profonda dell’EGO umano, e laddove i giochi per Android e Iphone rasentano un livello di infantilità e stupidità che pochi riescono a sopportare… ecco, in fondo a tutti questi corridoi della mente c’e’ una schiera di videogame di immediato utilizzo, alto feedback, ammaliante fruibilità, e dal gusto non trascurabile del “vintage corposo”…

Ovviamente sto parlando di Retro-Gaming!

Erano gli anni 1990 quando nei bar e nelle “sale giochi” dei tempi iniziavano a comparire le “macchinette”, dei cabinati per uno o due giocatori che, previo il deposito del conio nell’apposita fessura, consentivano un po di svago e cooperazione digitale.

Sono già passati 30 anni da allora, ma il loro fascino resta intatto nei ricordi dei giovani di quei tempi. Si sudava davanti a quelle sfide digitali, e si sudava ancora di più se dietro si faceva la folla di spettatori!

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Il 20 agosto 2019 la signora Giulia Grillo (M5S) firma il silenzio assenso per il trapianto degli organi, il tutto in fretta e furia mentre il governo M5S-Lega, con tutti i media puntati, dichiarava lo scioglimento del patto di governo. La fretta di Giulia Grillo era fondata, infatti di li ad una settimana avrebbe perso l’incarico di Ministro della Salute…

Ecco un estratto del provvedimento:

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_4_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=salastampa&p=comunicatistampa&id=5253&

20 agosto 2019 – “Abbiamo finalmente sbloccato dopo vent’anni un passaggio fondamentale per l’applicazione del silenzio-assenso previsto dalla legge sulla donazione degli organi approvata nel 1999, ma rimasto lettera morta […] i cittadini devono essere adeguatamente informati e consapevoli e per questo lanceremo una nuova campagna informativa”

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1
Gen
2020

Placebo

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Viviamo in un mondo illusorio.

Vi siete mai chiesti se, per assurda ipotesi, vi chiedessero di abbandonare ogni cosa, ogni persona o familiare, persino la vostra identità, e ancor peggio, o meglio, la vostra memoria… se vi chiedessero di resettare tutto il vostro io, in cambio di una partenza nuova, da zero, fresca. Voi accettereste? Oppure no?

E’ vero, si perde tutto. E’ vero, non si sa nulla dell’indomani. Ma poniamo pure il caso che la vostra vita, l’intera vostra vita, sia una somma di esperienze negative, dove avete affrontato la falsità di molti, la decadenza dell’esistenza, e la perdizione dell’essere senza un Dio perchè, sinceramente, non vi va di credere alla disciplina religiosa imposta dal luogo dove risiedete, e che varia da luogo a luogo. Insomma, se quello che avete racimolato fosse, a conti fatti, un segno negativo, molto, moltissimo, infinitamente… negativo…

Accettereste un reset?

Il primo istinto di autoconservazione dell’ego vi porrebbe subito le seguenti domande: Chi fa il reset? E’ attendibile? E’ sicuro che poi non mi ritrovo schiavo in qualche paese povero? E’ sicuro che mi risveglieranno?

Autoconservazione.

Il codice di sopravvivenza ereditato dalla razza durante gli eoni. Se qualcosa mi fa male, me ne devo liberare. Se qualcosa mi fa bene, lo devo assolutamente conservare o ottenere…

Informazione.

Prima che io faccia qualsiasi cosa, fatemi vedere chi si è resettato come sta, che ruolo ha, dove è stato messo nella società, che cosa faceva prima e cosa fa dopo.. voglio sapere tutto. Voglio sapere prima di decidere… voglio sapere la verità.

Decisione.

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20
Set
2019

La Terra è Piatta!

   Posted by: lordholnapult Tags: , , ,

La Terra è piatta. Non è uno scherzo, la Terra è davvero piatta!

Cercando di sostenere le mie convizioni, mentre discutevo con dei miei simili, sono stato, ad un tratto, calunniato, sbeffeggiato, deriso, schifato, insultato. Ira, forse odio, e il tutto per denigrare la mia affermazione.

“La Terra è piatta!”

Eravamo in un consumato bar di periferia, e mentre descrivevo il piano di attacco ad una base softair, per un torneo, mostravo sulla mappa il doppio punto di ingresso e la necessità di ottenere la sincronia di esecuzione. Ero sicuro che quella base era li, sopra al tavolo di un bar, perfettamente stampata in “Map Datum Roma 1940”, con reticoli di separazione. Le linee verticali e orizzontali schematizzavano correttamente il campo in settori precisi. Uno di questi conteneva il nostro obiettivo e su quello ci dovevamo concentrare per ottenere un risultato..

>Possiamo passare di qui, l’avvallamento è leggero?
>Passiamo di li che c’e’ un dosso ma evita il fiume?
>Ma questo punto ha un laghetto? Di qua non si passa… arriviamo tardi
>Ma come si gira questa mappa, dove è il Nord?
>Tranquillo rispondo io: Lì, “la Terra è piatta!”.
>Ok, possiamo passare…

Ad un certo punto qualche annoiato interviene dal tavolo accanto:
>Senti il genio qui in parte.. La Terra lo sanno tutti che non è piatta, è rotonda!!

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Buonasera videogamers incalliti, uomini dal mouse usurato, denigratori del joypad, donzelle dal vlog prettamente cosplay durante un Twitch online e, ovviamente, “nerd” di vecchia se non antica data sempre nostalgici del vecchio se non antico gameplay ormai perduto nei titoli recenti… buonasera a tutti!

Oggi parleremo di come tornare alla propria infanzia videoludica con pochi semplici click. Nulla di trascendentale o di effimero, ma semplicemente un recupero del proprio database Steam perduto… Ladies and Gentleman, scarichiamo la nostra collezione di screenshot da Steam, e non uno o due, tutti gli screenshot!

Che cavolo stai dicendo Willy?
Avete mai premuto F12 per catturare la schermata dei videogame durante una partita? Io si, e molte anche, si può dire che sia un fanatico dello screenshot curato e inquadrato.
L’arte digitale è ormai pienamente riconosciuta e apprezzata da moltissimi utenti, e ognuno di noi si improvvisa fotografo ogni volta che l’ispirazione lo conquista.

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26 gennaio 2019
Il piccolo Julen Rosellò, di soli 2 anni e mezzo, caduto in un pozzo a Totalan vicino Malaga, è stato trovato morto.
I soccorritori l’hanno raggiunto all’1:25 di notte, dopo 13 giorni di scavi senza sosta, nel pozzo di soli 25 cm di diametro dove è caduto il 13 gennaio, ma il bimbo era senza vita.
Per ritrovarlo un tunnel parallelo e uno trasversale a 71 metri sono stati scavati dall’equipè di minatori. Secondo la posizione del corpo, la caduta del bambino è stata “veloce e libera” fino ai 71 metri di profondità, il livello esatto in cui è stato trovato Julen e dove il pozzo si era riempito di detriti fino ad ostruirsi. Durante la caduta i detriti stessi avevano ricoperto Julen con un “tappo” sopra di egli. Dall’autopsia si rileva un “grave trauma cranico“, probabilmente dovuto ai detriti incontrati durante la caduta. La Spagna intera e il mondo stesso piangono la perdita del piccolo Julen mostrando il proprio cordoglio ai familiari.

Caro padre di Julen,
siamo esseri umani. Siamo solo esseri umani. Siamo mortali creature che vagabondano la crosta terrestre, probabilmente senza logica alcuna. Siamo perdenti condannati da una volontà superiore a sopportare il nostro stato di difetto senza poter recedere, nemmeno di un passo, dalla via che ci è stata imposta.

Siamo esseri viventi. Cerchiamo di distrarci dal nostro destino anche se nel profondo sappiamo che, prima o dopo, avrà una fine. E cosi in questa dimensione deve essere. Cerchiamo semplicemente di fare qualcosa di buono e di giusto durante la nostra “permanenza”. Cerchiamo… ma non sempre è possibile.

Siamo variabili sacrificabili in balia degli eventi. E’ vero. Non controlliamo altro che poche cose della nostra vita, forse le scelte vere, quelle che contano, sono una o al massimo due in tutto l’arco temporale. Ci illudiamo di essere importanti ma siamo minuscoli girini nel brodo primordiale del tempo e dello spazio. Probabilmente non siamo nemmeno un qualcosa, ma solo un frangente, un riflesso, un attimo, di qualcosa d’altro, di un energia maggiore ed enormemente più grande di noi.

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14
Gen
2018

Trance

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Il freddo e il buio invadono l’area. L’etere si insinua tra effimeri odori di incenso e oleandro. L’erba cresce con un lieve rumore tangibile, mentre i filamenti si sciolgono fendendosi l’un l’altro durante l’ascesa.

Sento brividi salire dal palmo del piede immerso nella terra nuda e gelida, dura come la pietra, mentre la brina si scioglie dopo aver inflitto la sua parte acuminata ad ogni passo. Attorno il buio, ora invaso di nebbie, sembra indirizzare il cammino verso un luogo ignoto. Alti alberi compaiono tra le frange creando un muro invisibile di tetra follia.

Proseguo a passo incerto mentre foglie silenziose cadono come riflessi dalla memoria del mondo verso l’abisso dell’oblio. Animali eccheggiano nella vallata, ma il loro verso e la loro posizione sono nuovi e ignoti allo stesso tempo. Come infiniti spettatori persi da tempo immemore nell’oscurità avvolgente del luogo. Forse anime o forse reincarnazioni di soldati penitenti, in una dimensione molto più simile al Limbo di qualsiasi altra dell’universo.

Il buio fitto si dirama, e all’orizzonte una luna piena, bianca come il bianco pallore di un defunto, mi osserva tra intricati rami neri che protendono verso l’alto in una violenta espressione di bramosia. Tutti partecipanti sofferenti di un melanconico e decadente scenario, dove l’ultimo barlume di coscienza è rappresentato dal mio incedere silenzioso.

Mentre il mondo maledetto osserva schivo e spietato, un fitto dolore al ventre mi piega in due, costringendomi alla resa. Chino sulle ginocchia un liquido luminoso e rosso fuoco viene vomitato a volontà dalla bocca. Tra spasmi e fitte acute una chiazza si crea attorno a me. La pozza rossastra e luminescente di espande in poco tempo diventando larga, ora larghissima, fino a divenire un lago.

Sono immerso e circondato nelle acque basse e calde del mio stesso rigetto, una sostanza che non saprei identificare ne con i fiumi rossi di argilla ne con il sangue. Piano piano sale di livello, mentre gli ultimi fili d’erba scompaiono sommersi sotto la sua invadente superficie.

Quando il dolore termina, mi trovo circondato da un lago i cui confini non posso scorgere. Un bruciore mi accompagna l’esofago ma cerco comunque di rialzarmi. Le gambe vacillano e lo sforzo è sovrumano, ma dopo qualche tentativo posso osservare la palude dalla posizione semi-eretta.

Nelle acque rosse e luminose inizio a vedere increspature muoversi a mulinello come se fossero create da piccoli serpentelli in veloce traversata. Gli alberi sono ora chiaramente visibili nella loro irregolare distribuzione, mentre la nebbia, scesa a filo delle acque, si tinge di una sfumatura violacea.

Faccio un passo e qualcosa afferra la mia caviglia. Ritiro il piede ma la morsa è strettissima, anche se non mi ferisce; come una mano, che difficilmente scorgerei, sento che mi stringe e in poco tempo vengo tirato giù.. profondamente giù.. verso un abisso che non pensavo esistesse in quelle acque apparentemente basse. Il secondo strattone, più forte e deciso, mi sbilancia in avanti, verso l’ignoto. E cado. Cado nelle acque sanguigne e inizio una discesa veloce nel profondo… un mulinello subacqueo mi trascina per uno, due, cinque, venti metri, e giù nel profondo senza fine.

Mi dimeno avvolto da quell’oceano, non respiro e non controllo più cosa significhi salire o scendere. La forza mi trascina giù nel profondo, inesorabilmente, verso un nuovo buio, verso il mio stesso ignoto, verso il terrore generato dalla mia stessa follia.

Non saprei dire quanto tempo abbia viaggiato nelle acque profonde. Non saprei dire come il respiro mi sia mancato per minuti interi e la stretta mi abbia forzato a quella discesa. Ora mi trovo a terra, bagnato ed esausto. Alzo lentamente il volto da quella crosta gelida e mi accorgo che la brina ed i fili d’erba mi stanno infierendo cicatrici di ghiaccio.
Mi riprendo, osservo ciò che vedo attorno a me, mentre il torpore si dirama. Il freddo e il buio invadono la zona. Percepisco odore di incenso e oleandro.

Maledizione!

_Lord Hol Napult_

24
Dic
2017

Il Messaggio del Natale

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Arriva Dicembre, arriva Natale.
Come ogni anno si festeggiano con felicità ed un pò di meritato riposo queste sempre troppo brevi festività.

Tutti corrono tra centri commerciali e negozi per preparare i soliti regali, forse per la maggior parte inutili, ma in qualche modo sempre graditi. Come ogni Natale il mondo rallenta per qualche settimana, si guarda intorno, e cerca da dietro di una poltrona, una sala dalle luci calde o da un posto che rappresenta comunque qualcosa a noi familiare di  riflettere su quanto fatto fino a oggi.

Non tutti i Natali sono bellissimi e magici. Capita a tutti, prima o poi, un Natale triste. Qualcuno ci lascia, qualcosa si perde, qualcosa non va. In un momento di fermo immagine si percepisce ancora più fortememte la sensazione. Si spera sia sempre un bel Natale, tutti lo speriamo, ma non tutti lo avremo. Un anno in più sul peso delle nostre spalle ci fa riflettere. Un anno in più anche su quelle dei nostri cari. Il solo pensiero che un giorno non saremo tutti al completo ci terrorizza, ma ci fa anche apprezzare meglio il momento che stiamo vivendo.

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All’inizio è solo distrazione. Non vuoi ammettere di essere proiettato verso una realtà che ti stravolgerà l’esistenza e pur sapendo che sarà un esperienza indimenticabile, cerchi solo di non pensarci troppo.

Pensare in realtà significa farsi prendere un po’ dal panico. Il panico naturale e ribollente che si assapora prima di avere un figlio.

Passa qualche giorno, qualche mese, e inizi ad affrontare la cosa cercando conforto nella moglie (o compagna che sia). Qualche libro, per curiosità ed anche per sopprimere l’ansia, lo leggi. Cose del tipo, essere mamma, diventare mamma, la salute del bambino… parole chiave di un mondo che non ti è appartenuto fino ad oggi.

Arrivano i primi esami “di verifica”. Oramai siamo piuttosto avanti con l’età e le statistiche, bastarde e infide, minacciano la tua stabilità interna con annunci sui mille problemi che un nascituro può avere, genetici, mentali, di postura, di costituzione, di pelle. In TV ti vengono proposte tutte le forme di vita umane con stranezze e gravi problemi ormonali. Speri che non tocchi a te, ma in realtà speri che nonostante quelle persone risultino perfettamente capaci di amare e sorridere, quello che non saprai affrontare è l’enorme spesa economica e di tempo che una complicazione richiede. Il mondo in cui viviamo, se è stato a misura d’uomo per qualche tempo, beh.. ora non lo è più, e la sensazione di schiavitù sociale dovuta a tasse opprimenti e servizi scadenti, assistenza zero… è troppo.

I pensieri di una sola sera non possono essere sufficienti per gli esami “di verifica”. Con la clausola del fatto che si tratti di solo “screening” e quindi mai una certezza o un dato reale. “Reale”… “Neo, definiscimi la realtà…”. “No Morpheus, non questa sera!”.

Si avvicina il periodo e tutto sembra comunque andare bene. Ma la notte non è più tranquilla. La notte non è più una notte di quelle spensierate e giovanili, quando di preoccupazioni non ce n’erano, e si poteva ascoltare il canto dei grilli seduti in terrazza al fresco della luna.

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20170106_110724

Ave o genti disperate nel mare dell’esistenza,
anche oggi sono qui per trasformare l’incapacità comunicativa dell’essere moderno in qualcosa di originale e semplice al contempo, per spremere nell’ego più profonto della vostra e mia timidezza quell’ardito coraggio che ci impone di innovare, proseguire e creare, sempre e comunque. Inutile quindi aggiungere che usciremo dal nostro campo, punteremo verso altri campi, e vinceremo, qui, ora e per sempre.

Scherzi a parte quest’oggi realizzeremo una semplice crostata di marmellata. L’idea originale era quella di creare la “classica” crostata, ma a causa di un incoveniente che vedremo a breve ho dovuto inventare qualcosa di più immediato.

Come tutte le ricette che si rispettino, subito gli ingredienti necessari:

  1. Una confezione con l’impasto per fare la crostata (ne esisteranno anche tra 1000 anni)
  2. 1 uovo
  3. 4 tipi di marmellate
  4. 1 panetto di butto (125g)
  5. Un pò di farina per lavorare la pasta
  6. Tortiera con coperchio apribile
  7. Una terrina di plastica
  8. Strumenti vari per maneggiare la pasta, come coltello, forchetta, rullino.

La prima cosa da fare è pulire con spugna e straccio il piano di lavoro, dove capiterà di posizionare la pasta. Ovvio lavarsi pure le mani e adottare accorgimenti igienici del caso, tipo fare un bidet..

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