Archive for the ‘universo’ Category

26
Giu
2020

Verità Assoluta

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Ogni uomo, ogni persona, e persino ogni animale o creatura dell’universo, vivono basandosi sulle esperienze pregresse. La somma delle cicatrici sulla pelle e dei loro affanni, costituisce il punto di partenza per dirigere meglio e con maggiore precisione i propri intenti. In assenza di questo, ci si affida a logiche di branco. Forse tutto questo adoperarsi e prodigarsi nel riuscire a superare gli ostacoli tra l’Ego e il desiderio, hanno come unico fine la sopravvivenza.

Di norma le razze animali vivono cosi, e soddisfatta la loro primaria necessità, non avanzano oltre.

L’essere umano, diversamente, ha un Ego smisurato, e per taluni infinito. Insaziabile la sete di morte dei grandi generali delle guerre passate, o di predominio dei conquistatori, o di un ramo di conoscenza degli scienziati, sempre chini sulla propria ricerca che, purtroppo, richiede a volte delle cavie sacrificabili. In generale ogni aspirazione della razza umana, e ogni interesse che la mente umana possa partorire, possiede i suoi personaggi di spicco, autori di “grandi cose”, e di conseguenza, infiniti e insaziabili esseri sbilanciati verso questo o quel intento. Fino alla follia.

Anche un assassino seriale, per esempio, ha una sete insaziabile. Anche un matematico. Anche un archeologo. Anche un astronauta. Anche un letterato. E’ intrinseco nella razza umana, seppur con certe differenti misure, che la ricerca, talvolta forsennata e priva di raziocinio, venga perpetrata per anni o forse per tutta la vita, nonostante sia moralmente errata o non porti a giovamento nel sistema della sopravvivenza primordiale. Solo con la morte o con la coscienza un uomo auto-termina la propria “ricerca”. Dipende insomma dalle verità che scopre e dai risvolti che queste verità, approfondite fino al massimo livello, porterebbero generare.

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1
Gen
2020

Placebo

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Viviamo in un mondo illusorio.

Vi siete mai chiesti se, per assurda ipotesi, vi chiedessero di abbandonare ogni cosa, ogni persona o familiare, persino la vostra identità, e ancor peggio, o meglio, la vostra memoria… se vi chiedessero di resettare tutto il vostro io, in cambio di una partenza nuova, da zero, fresca. Voi accettereste? Oppure no?

E’ vero, si perde tutto. E’ vero, non si sa nulla dell’indomani. Ma poniamo pure il caso che la vostra vita, l’intera vostra vita, sia una somma di esperienze negative, dove avete affrontato la falsità di molti, la decadenza dell’esistenza, e la perdizione dell’essere senza un Dio perchè, sinceramente, non vi va di credere alla disciplina religiosa imposta dal luogo dove risiedete, e che varia da luogo a luogo. Insomma, se quello che avete racimolato fosse, a conti fatti, un segno negativo, molto, moltissimo, infinitamente… negativo…

Accettereste un reset?

Il primo istinto di autoconservazione dell’ego vi porrebbe subito le seguenti domande: Chi fa il reset? E’ attendibile? E’ sicuro che poi non mi ritrovo schiavo in qualche paese povero? E’ sicuro che mi risveglieranno?

Autoconservazione.

Il codice di sopravvivenza ereditato dalla razza durante gli eoni. Se qualcosa mi fa male, me ne devo liberare. Se qualcosa mi fa bene, lo devo assolutamente conservare o ottenere…

Informazione.

Prima che io faccia qualsiasi cosa, fatemi vedere chi si è resettato come sta, che ruolo ha, dove è stato messo nella società, che cosa faceva prima e cosa fa dopo.. voglio sapere tutto. Voglio sapere prima di decidere… voglio sapere la verità.

Decisione.

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20
Set
2019

La Terra è Piatta!

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La Terra è piatta. Non è uno scherzo, la Terra è davvero piatta!

Cercando di sostenere le mie convizioni, mentre discutevo con dei miei simili, sono stato, ad un tratto, calunniato, sbeffeggiato, deriso, schifato, insultato. Ira, forse odio, e il tutto per denigrare la mia affermazione.

“La Terra è piatta!”

Eravamo in un consumato bar di periferia, e mentre descrivevo il piano di attacco ad una base softair, per un torneo, mostravo sulla mappa il doppio punto di ingresso e la necessità di ottenere la sincronia di esecuzione. Ero sicuro che quella base era li, sopra al tavolo di un bar, perfettamente stampata in “Map Datum Roma 1940”, con reticoli di separazione. Le linee verticali e orizzontali schematizzavano correttamente il campo in settori precisi. Uno di questi conteneva il nostro obiettivo e su quello ci dovevamo concentrare per ottenere un risultato..

>Possiamo passare di qui, l’avvallamento è leggero?
>Passiamo di li che c’e’ un dosso ma evita il fiume?
>Ma questo punto ha un laghetto? Di qua non si passa… arriviamo tardi
>Ma come si gira questa mappa, dove è il Nord?
>Tranquillo rispondo io: Lì, “la Terra è piatta!”.
>Ok, possiamo passare…

Ad un certo punto qualche annoiato interviene dal tavolo accanto:
>Senti il genio qui in parte.. La Terra lo sanno tutti che non è piatta, è rotonda!!

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26 gennaio 2019
Il piccolo Julen Rosellò, di soli 2 anni e mezzo, caduto in un pozzo a Totalan vicino Malaga, è stato trovato morto.
I soccorritori l’hanno raggiunto all’1:25 di notte, dopo 13 giorni di scavi senza sosta, nel pozzo di soli 25 cm di diametro dove è caduto il 13 gennaio, ma il bimbo era senza vita.
Per ritrovarlo un tunnel parallelo e uno trasversale a 71 metri sono stati scavati dall’equipè di minatori. Secondo la posizione del corpo, la caduta del bambino è stata “veloce e libera” fino ai 71 metri di profondità, il livello esatto in cui è stato trovato Julen e dove il pozzo si era riempito di detriti fino ad ostruirsi. Durante la caduta i detriti stessi avevano ricoperto Julen con un “tappo” sopra di egli. Dall’autopsia si rileva un “grave trauma cranico“, probabilmente dovuto ai detriti incontrati durante la caduta. La Spagna intera e il mondo stesso piangono la perdita del piccolo Julen mostrando il proprio cordoglio ai familiari.

Caro padre di Julen,
siamo esseri umani. Siamo solo esseri umani. Siamo mortali creature che vagabondano la crosta terrestre, probabilmente senza logica alcuna. Siamo perdenti condannati da una volontà superiore a sopportare il nostro stato di difetto senza poter recedere, nemmeno di un passo, dalla via che ci è stata imposta.

Siamo esseri viventi. Cerchiamo di distrarci dal nostro destino anche se nel profondo sappiamo che, prima o dopo, avrà una fine. E cosi in questa dimensione deve essere. Cerchiamo semplicemente di fare qualcosa di buono e di giusto durante la nostra “permanenza”. Cerchiamo… ma non sempre è possibile.

Siamo variabili sacrificabili in balia degli eventi. E’ vero. Non controlliamo altro che poche cose della nostra vita, forse le scelte vere, quelle che contano, sono una o al massimo due in tutto l’arco temporale. Ci illudiamo di essere importanti ma siamo minuscoli girini nel brodo primordiale del tempo e dello spazio. Probabilmente non siamo nemmeno un qualcosa, ma solo un frangente, un riflesso, un attimo, di qualcosa d’altro, di un energia maggiore ed enormemente più grande di noi.

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14
Gen
2018

Trance

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Il freddo e il buio invadono l’area. L’etere si insinua tra effimeri odori di incenso e oleandro. L’erba cresce con un lieve rumore tangibile, mentre i filamenti si sciolgono fendendosi l’un l’altro durante l’ascesa.

Sento brividi salire dal palmo del piede immerso nella terra nuda e gelida, dura come la pietra, mentre la brina si scioglie dopo aver inflitto la sua parte acuminata ad ogni passo. Attorno il buio, ora invaso di nebbie, sembra indirizzare il cammino verso un luogo ignoto. Alti alberi compaiono tra le frange creando un muro invisibile di tetra follia.

Proseguo a passo incerto mentre foglie silenziose cadono come riflessi dalla memoria del mondo verso l’abisso dell’oblio. Animali eccheggiano nella vallata, ma il loro verso e la loro posizione sono nuovi e ignoti allo stesso tempo. Come infiniti spettatori persi da tempo immemore nell’oscurità avvolgente del luogo. Forse anime o forse reincarnazioni di soldati penitenti, in una dimensione molto più simile al Limbo di qualsiasi altra dell’universo.

Il buio fitto si dirama, e all’orizzonte una luna piena, bianca come il bianco pallore di un defunto, mi osserva tra intricati rami neri che protendono verso l’alto in una violenta espressione di bramosia. Tutti partecipanti sofferenti di un melanconico e decadente scenario, dove l’ultimo barlume di coscienza è rappresentato dal mio incedere silenzioso.

Mentre il mondo maledetto osserva schivo e spietato, un fitto dolore al ventre mi piega in due, costringendomi alla resa. Chino sulle ginocchia un liquido luminoso e rosso fuoco viene vomitato a volontà dalla bocca. Tra spasmi e fitte acute una chiazza si crea attorno a me. La pozza rossastra e luminescente di espande in poco tempo diventando larga, ora larghissima, fino a divenire un lago.

Sono immerso e circondato nelle acque basse e calde del mio stesso rigetto, una sostanza che non saprei identificare ne con i fiumi rossi di argilla ne con il sangue. Piano piano sale di livello, mentre gli ultimi fili d’erba scompaiono sommersi sotto la sua invadente superficie.

Quando il dolore termina, mi trovo circondato da un lago i cui confini non posso scorgere. Un bruciore mi accompagna l’esofago ma cerco comunque di rialzarmi. Le gambe vacillano e lo sforzo è sovrumano, ma dopo qualche tentativo posso osservare la palude dalla posizione semi-eretta.

Nelle acque rosse e luminose inizio a vedere increspature muoversi a mulinello come se fossero create da piccoli serpentelli in veloce traversata. Gli alberi sono ora chiaramente visibili nella loro irregolare distribuzione, mentre la nebbia, scesa a filo delle acque, si tinge di una sfumatura violacea.

Faccio un passo e qualcosa afferra la mia caviglia. Ritiro il piede ma la morsa è strettissima, anche se non mi ferisce; come una mano, che difficilmente scorgerei, sento che mi stringe e in poco tempo vengo tirato giù.. profondamente giù.. verso un abisso che non pensavo esistesse in quelle acque apparentemente basse. Il secondo strattone, più forte e deciso, mi sbilancia in avanti, verso l’ignoto. E cado. Cado nelle acque sanguigne e inizio una discesa veloce nel profondo… un mulinello subacqueo mi trascina per uno, due, cinque, venti metri, e giù nel profondo senza fine.

Mi dimeno avvolto da quell’oceano, non respiro e non controllo più cosa significhi salire o scendere. La forza mi trascina giù nel profondo, inesorabilmente, verso un nuovo buio, verso il mio stesso ignoto, verso il terrore generato dalla mia stessa follia.

Non saprei dire quanto tempo abbia viaggiato nelle acque profonde. Non saprei dire come il respiro mi sia mancato per minuti interi e la stretta mi abbia forzato a quella discesa. Ora mi trovo a terra, bagnato ed esausto. Alzo lentamente il volto da quella crosta gelida e mi accorgo che la brina ed i fili d’erba mi stanno infierendo cicatrici di ghiaccio.
Mi riprendo, osservo ciò che vedo attorno a me, mentre il torpore si dirama. Il freddo e il buio invadono la zona. Percepisco odore di incenso e oleandro.

Maledizione!

_Lord Hol Napult_

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All’inizio è solo distrazione. Non vuoi ammettere di essere proiettato verso una realtà che ti stravolgerà l’esistenza e pur sapendo che sarà un esperienza indimenticabile, cerchi solo di non pensarci troppo.

Pensare in realtà significa farsi prendere un po’ dal panico. Il panico naturale e ribollente che si assapora prima di avere un figlio.

Passa qualche giorno, qualche mese, e inizi ad affrontare la cosa cercando conforto nella moglie (o compagna che sia). Qualche libro, per curiosità ed anche per sopprimere l’ansia, lo leggi. Cose del tipo, essere mamma, diventare mamma, la salute del bambino… parole chiave di un mondo che non ti è appartenuto fino ad oggi.

Arrivano i primi esami “di verifica”. Oramai siamo piuttosto avanti con l’età e le statistiche, bastarde e infide, minacciano la tua stabilità interna con annunci sui mille problemi che un nascituro può avere, genetici, mentali, di postura, di costituzione, di pelle. In TV ti vengono proposte tutte le forme di vita umane con stranezze e gravi problemi ormonali. Speri che non tocchi a te, ma in realtà speri che nonostante quelle persone risultino perfettamente capaci di amare e sorridere, quello che non saprai affrontare è l’enorme spesa economica e di tempo che una complicazione richiede. Il mondo in cui viviamo, se è stato a misura d’uomo per qualche tempo, beh.. ora non lo è più, e la sensazione di schiavitù sociale dovuta a tasse opprimenti e servizi scadenti, assistenza zero… è troppo.

I pensieri di una sola sera non possono essere sufficienti per gli esami “di verifica”. Con la clausola del fatto che si tratti di solo “screening” e quindi mai una certezza o un dato reale. “Reale”… “Neo, definiscimi la realtà…”. “No Morpheus, non questa sera!”.

Si avvicina il periodo e tutto sembra comunque andare bene. Ma la notte non è più tranquilla. La notte non è più una notte di quelle spensierate e giovanili, quando di preoccupazioni non ce n’erano, e si poteva ascoltare il canto dei grilli seduti in terrazza al fresco della luna.

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G2a.com

Buongiorno esimi videogamers incalliti e ardite teenager del ludico intrattenente, quello che vi presento oggi non è un semplice portale, non è un semplice modo di tenere sott’occhio i vostri titoli preferiti come l’effige vi suggerisce…  Miei cari dispersi della grande rete, questo è un mio Dono, personale ed atipico, a tutto l’universo!

Già da tempo vi parlai approfonditamente di come risparmiare nell’acquisto di videogame con G2a.com

Da STEAM a EA.com, ecco come acquistare videogame nel modo più conveniente!

Ora dopo mesi di ricerca e sviluppo, approfondendo argomenti di cui ometto la noiosità e la difficoltà per voi, ma linfatici per me, ho provveduto a creare su questo portale di recente realizzazione, una simpaticissima applicazione che farà di voi le persone più felici dell’universo:

Ladies and Gentleman, stiamo parlando del…

“LHN’s WebShop” – Portale di miglioramento dell’esistenza reticolare dell’uomo nell’universo!

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In questo portale, dopo una breve registrazione, è possibile creare la propria personale lista dei desideri (wishlist) direttamente connessa con il portale G2a.com.

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25
Set
2016

La Cavalcata Oscura di Wolfgar

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L’alito greve e caldo si affannava tra le briglie come nebbia tra i rovi.

La tensione e la quiete si fondevano nell’aria come se fossero unite dall’eternità, un miscuglio di echi lontani e fili d’erba e foglie, leggermente mosse dal vento, erano gli unici suoni udibili a centinaia di miglia. E nella vallata un cielo nero e minaccioso, carico di pioggia ma in una surreale paralisi completa, attendeva qualcosa di assolutamente inafferrabile.
Un lato della collina era invaso, o forse posseduto, da un’intera armata di cavalieri nero vestiti. I loro sguardi erano talmente grevi e freddi che se fossero stati visibili da dietro quegli elmi avrebbero assorbito ogni raro sprazzo di chiarore che si travisava tra le nubi, gettando un’inquietante oscurità ovunque.

Sudore e goccie di pioggia finissima scivolavano sulla muscolatura robusta e tesa di Wolfgar, un cavallo nero come la pece, gigantesco ed imponente, vero e indomito erede della dinastia degli Shire.
Un tuono eccheggiò lontano stracciando nubi e luce in una coreografia gotica e decadente.
L’attesa, secondo dopo secondo, strappava lembi di tempo che laceravano cuoio teso, prese nervose su else e sangue, sempre più frenetico, adirato in quelle piccole vene insufficienti.

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6
Gen
2016

Purification

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La sera scende, silenziosa e fredda, su tutte le cose dell’universo.
Scende sulle lagune di rane e cicale, lontano dai centri, nelle terre paludose. Scende nelle vallate innevate, tra antichi pineti dove si ode spesso un rombo greve, costante e lontano, forse generato da riverberi di un masso caduto tempo prima, tra rocce e dirupi. Quando scende la sera tutto si appiattisce ad uno stato mite, si sposta dalla vita, si fonde con la morte. Essa scende. Scende nel riflesso di una goccia d’acqua caduta da una fontana in una metropoli turistica, fermando in quell’istante migliaia di riflessi bluastri e celesti, proiettati su strade, vetrine, persone, e nella goccia stessa.

Quando scende la sera il mondo si ferma. Forse tenta di riflettere sull’operato del giorno, durante la calda vita pulsante dell’esistenza. Forse la sera esiste per farci capire che l’esistenza stessa ha bisogno di chiudere un ciclo prima di aprirne un’altro. Una semplice e logica alternanza utile a definire il tempo, creando di fatto un passato, un presente e un futuro.

Tutto procede con “scatti armonici”: luce e vita, buio e morte.

Noi attraversiamo tutto questo, incuranti o vagamente coscienti, e nonostante tutto…attraversiamo. E’ come procedere su una passerella sospesa su un alto dirupo che con nostro stupore non avremmo mai attraversato se davvero ci fossimo resi conto di quanto è in alto, di quanto è rischioso…

La luce del giorno ha l’effetto inebriante di conferire forza e volontà, o per certi versi pazzia. Apriamo gli occhi e iniziamo a reagire abbagliati dalla luce. Osserviamo e schiviamo ostacoli, sistemiamo oggetti, cacciamo quanto basta per esistere. Una corsa sotto certi aspetti che non ha limiti di spazio, ma ha forti limiti di tempo, presto sarà sera e quindi bisogna sbrigarsi! Poveri coloro che nella luce non raggiungono lo scopo prefissato. Poveri coloro che nella luce corrono quasi accecati, sia perchè non raggiungeranno alcuno scopo, sia perchè rimarranno accecati per tutto il tempo.

Le leggi del mondo si impongono al contempo in modo banale e spietato. Fai tutto quello che devi fare ma fallo entro l’arrivo della sera, perchè quando questa arriverà dovrai sospendere ogni cosa e dovrai fermarti, per forza, e volgere alla quiete.

E la sera scende, silenziosa e fredda, su tutte le cose dell’universo.

Quando giunge le paludi si assopiscono, e le montagne innevate si congelano rallentando i rigagnoli. Nelle città le persone si disperdono dalle vie ed ognuna volge verso un rifugio con tutto quello che ha ottenuto durante la giornata.

La sera ci purifica. Essa costringe l’anima umana a confrontarsi con sé stessa in una fase di introspezione intensa e talvolta violenta. Non c’è alternativa a questo. In questa fase potremmo essere eroi di grandi successi compiuti nella luce del giorno trascorso, oppure solo puerili esseri repressi; sviluppiamo costretti la coscienza di ciò che siamo, osservando il nostro passato, gli oggetti del presente ed infine proiettando noi stessi in una simulazione di futuro, così come lo vorremmo nella nostra immaginazione.

Non c’è nulla che sfugge al nostro sguardo introspettivo durante la sera. Tutto ciò di cui siamo stati capaci ci sosterrà o nei casi negativi ci perseguiterà. Difficile scappare dalla propria coscienza e formulare strutture mentali preservanti, che alterano la percezione delle nostre brutte azioni fino a renderle accettabili. Impossibile spingere nel subconscio tutto quello che in questo universo ci assilla. Se c’è un legame tra la purificazione dell’essenza di un essere e l’avvicinarsi della sera, sicuramente è in questo momento che avviene, in una stanza dai riflessi bluastri e celesti... La sera è la nostra unica speranza di comprendere l’universo. Sia che conferisca tormento o quiete dobbiamo accettarla come un dono ancestrale alla miserabile esistenza che la razza umana conduce in questo spazio ed in questo tempo.

La sera è l’universo stesso. La nostra unica occasione di purificazione.
Semplicemente… non sprechiamola mai.

_Lord Hol Napult_

17
Nov
2013

Impossibile Esistere

   Posted by: lordholnapult

Space StarsFuori piove, da giorni, da mesi, forse non ce ne eravamo mai accorti, forse da anni. Uno trascina la propria vita nel tempo, a volte la domina, a volte ne è vittima travolta, e a volte semplicemente attende qualcosa che non arriva mai, qualcosa di magico o di tragico, di sconvolgente o di incantevole. Il problema e’ che attende, a volte, tutta la vita.

La “routine“, cosi come la concepiamo nel 2013, significa azionarsi la mattina, eseguire il cerimoniale della vestizione e del lavaggio, conquista(?) ormai consolidata nel tempo, procedere verso un mezzo inquinante e sbilanciato per raggiungere luoghi di maggiore o minore prestigio e potere, non fa differenza; dopo questo la “routine” prevede l’esecuzione di compiti più o meno ripetitivi, a volte inutili, a volte utili, ma per chi? Questo ci permette di dire a noi stessi, oggi abbiamo fatto qualcosa di utile, e abbiamo fatto il nostro dovere.
Ma per chi? Forse per giustificare l’alternativa inutilità dell’esistenza, la nostra esistenza. Ci diamo anche dei prezzi, delle cifre maggiori o minori per valorizzare le nostre azioni.

A volte queste “mercificazioni” del tempo, il nostro tempo, permettono la “competitività” che da sempre costituisce l’istinto di sopravvivenza degli esseri, degli animali. Chi più guadagna, magari senza alcuna conoscenza superiore, domina e giustifica meglio a se’ stesso la propria esistenza, e ne nasconde abilmente l’inutilità.

Diciamo che vogliamo gettare acqua sul fuoco e placare il nostro istinto di auto interrogazione, con la “routine”. Tuttavia il chiodo è fisso, e l’indomani la domanda si ripresenta: perchè esisti? E perchè in questo modo, a questo livello? Perchè hai bisogno di questo, tutto questo, per dirigere la tua vita, o più semplicemente, per vivere?
Difficile a dirsi, e qui la maggior parte dei filosofi, teologi e praticoni del caso getterà un timbro sull’argomento, definendolo obsoleto(?), adolescenziale, pazzoide. Ma la loro Risposta dove è?
Semplicemente il loro “chiodo fisso” l’hanno cementato per dimenticarlo, e il loro sguardo l’anno distolto con distrazioni di ogni tipo…

Orbene, diamo un fine a questo discorso completando la seconda fase della giornata. Si chiude la cassetta degli attrezzi, o il libro, o si spegne il computer, si è stanchi, ci si guarda intorno inebetiti cercando qualcuno da salutare, altro cerimoniale per comunicare al nostro subconscio che per oggi abbiamo eseguito il nostro Grande Compito, e da li in poi si volge al termine, cercando l’uscita. Forse qualcosa è cambiato tra l’inizio e la fine della giornata, ma non La Domanda e non abbiamo trovato La Risposta.

E questo ci tiene forse in vita. L’indomani sarà un altro giorno a cui demandare La Domanda, ed anche la speranza di trovare un briciolo della risposta.
E poi c’è tutto il resto. Forse non rimane più molto tempo per pensare, nel 2013, ma questo ci fa trascorrere il tempo in modo armonioso. Fino a che la demenza senile e la caducità del nostro stesso sistema ci costringeranno ad emettere una sola e frettolosa Grande Risposta a cosa la vita, la nostra vita, è servita.
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Confido che in quel momento, tanto vicino o tanto lontano, ci sia qualcosa di meglio di una banale risposta formulata tra denti stretti e un corpo sofferente che cerca frettolosamente qualcosa, cosi come si cercano le chiavi prima di partire per la “routine”…

Gollum

Se giungerete alla conclusione a cui giunsi io, forse la Risposta è l’Impossibilità di Esistere, a meno di avere una scelta, una singola scelta, che cambi in qualche modo l’Universo nel bene o nel male, in funzione di essa.

_Lord Hol Napult_